Famiglia

L’aviariamania copre le stragi da tbc

Mario Raviglione, direttore del Dipartimento Stop TB dell’Oms, denuncia: «Di tubercolosi muoiono ogni giorno in 5mila, e in Europa contano i polli morti.

di Chiara Brusini

Un tempo, quando si preferiva non pronunciarne il nome, la chiamavano ?mal sottile?. Oggi non fa più paura: in fondo chi muore di tubercolosi? Ecco, il punto è questo perché la tbc continua a uccidere – più o meno 5mila vittime al giorno – e colpisce annualmente 8,8 milioni di persone. Anche in Italia, dove i casi sono 4.200 l?anno. Ma per noi seguire un trattamento che dura sei mesi e costa 15 euro non è un problema. In Cina, India, Africa ed ex Unione Sovietica le cose vanno diversamente: i farmaci scarseggiano e invece di seguire la terapia standard approvata dall?Oms (un mix di quattro farmaci nella fase iniziale) ci si affida a cocktail fatti in casa. Con un risultato micidiale: lo sviluppo di ceppi multifarmacoresistenti, inattaccabili dai medicinali più diffusi. La coinfezione Hiv-tbc è un altro problema drammatico: un terzo dei 42 milioni di persone Hiv positive è affetto da tbc e un sieropositivo, se non curato, muore pochi mesi dopo aver contratto la tubercolosi. Peccato che individuarla sia tutt?altro che semplice: la diagnostica si basa ancora sull?analisi al microscopio utilizzata da Koch nel 1882, quando scoprì il bacillo della malattia. Il piano Gordon BrownL?Oms ha dichiarato la tubercolosi «emergenza globale» già nel 1993. Nel 2000 è diventata operativa la Stop TB Partnership, alleanza tra organismi multilaterali, paesi ad alta incidenza della malattia, donatori (paesi ricchi, fondazioni private e il Fondo globale) e associazioni attive nella cura e prevenzione. A fine gennaio è stato lanciato il Global Plan to Stop TB 2006-2015, che enuncia la nuova strategia per affrontare la malattia e raggiungere l?Obiettivo del millennio di fermarne la diffusione. In occasione della presentazione del piano, il ministro del Tesoro inglese, Gordon Brown, ha proposto di inserire la lotta alla malattia tra le ?top priority? da affrontare durante il prossimo vertice del G8 a San Pietroburgo, dopo che già a Gleneagles, nel luglio 2005, i paesi ricchi si erano impegnati a stanziare risorse adeguate. Qualcosa, quindi, si sta muovendo. Ma Mario Raviglione, direttore del Dipartimento Stop TB dell?Oms e membro del comitato esecutivo dello Stop TB Coordinating Board, non è soddisfatto. è amareggiato dall?indifferenza con cui i media hanno accolto il nuovo piano – «si occupano solo di cose di moda come l?aviaria. Fanno la conta dei polli morti, mentre le vere emergenze fanno strage» – e lapidario sul ruolo svolto in questi anni dalle case farmaceutiche. Perché una cura c?è, è vero, ma «lo sviluppo di nuovi medicinali è stato pari a zero negli ultimi 30 anni, perché la gran parte dei malati non erano potenziali clienti paganti. Così l??ultimo ritrovato? contro la tbc è la rifampicina, introdotta nel 1972». Il vaccino, sviluppato intorno al 1920, ha un?efficacia molto dubbia: «Negli adulti in alcuni casi favorisce addirittura il contagio». E oltre alle forme semplici, curabili con la rifampicina, ci sono i casi di farmacoresistenza, «400mila ogni anno, in Africa ma anche nell?Europa dell?Est, dove per anni il personale sanitario, vista la difficoltà a reperire i farmaci, ha prescritto trattamenti individualizzati». Per combattere questi ceppi si devono usare farmaci di seconda linea, più tossici e meno potenti, che vanno assunti per 18-24 mesi. Insomma, il panorama è tutt?altro che roseo, come conferma Medici senza frontiere, che nel 2005 ha assistito 18mila malati nell?ambito di 70 progetti in Africa, Asia ed Europa dell?Est. Secondo Francis Varaine, medico di Msf, la strada è tutta in salita: «Ci vogliono test diagnostici moderni, in grado di rilevare la malattia nei casi pediatrici, e servono cure efficaci per la tbc farmacoresistente. Nell?ex Urss iniziamo a vedere casi di resistenza anche alla seconda linea di trattamento». L?implementazione del Piano richiederà 56 miliardi di dollari. Fondo globale, Fondazione Gates e governi ne hanno promessi 25. I rimanenti 31 miliardi sono scoperti. «Se quei fondi non si troveranno», avverte il professor Raviglione, «perderemo 14 milioni di vite e non potremo sviluppare nuovi farmaci e nuovi mezzi diagnostici. Nel 2015 faremo ancora le diagnosi con il microscopio di Koch e utilizzeremo i farmaci degli anni 70».


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